Dall’alto

Ecco, allora, quando ti dico “Andiamo” comincia a correre e continua a farlo finché non te lo dico io, anche quando saremo appesi come due salami, okay?
Poi ci sistemiamo…
Pronto?

[singlepic id=231 w=240 h=180 float=none]

Queste le parole di Marco dopo aver finito di sistemare la vela sul prato in cima al monte San Simeone. San Simeone… Devo ritornare a poiâ une crosute perché è una tradizione. Quella di lasciare una piccola croce fatta con i legnetti trovati lì vicino, legata con dei fili d’erba, ai piedi della statua del Santo è una tradizione da ossequiare. San Simeone è fermo, sul bordo di un tornante, al riparo in un capitel e osserva chi sale lungo la strada scavata dagli alpini durante la grande guerra.

[singlepic id=232 w=240 h=180 float=none] [singlepic id=234 w=240 h=180 float=none]

Dopo che Marco ha sistemato la vela, abbiamo indossato gli imbraghi, assicurata la vela agli imbraghi e via. Il cumulo-nembo richiama aria, la sentiamo in faccia, e bastano pochi passi per gonfiare la vela. Pochi passi e siamo appesi “come i salami”.

[singlepic id=235 w=413 h=180 float=none] [singlepic id=233 w=135 h=180 float=none]

Via che si va! L’aria è sulla faccia, l’aria è nelle orecchie, l’aria è l’unico rumore altre al suono della voce di Marco che si assicura che io sia a posto.

Spirali. Giri per passare vicino al costone sul quale scorre la corrente richiamata dal cumulo, aria che sale e che ci porta su. Metri al secondo scanditi dal beep dell’altimetreo.

[singlepic id=243 w=240 h=180 float=center]

Sotto ai piedi il lago di Cavazzo, le barche che veleggiano sul lago di Cavazzo, il fortino della guerra, il prato, San Simeone, la strada, il prato, San Simeone, la strada, il lago di Cavazzo, il prato, il Tagliamento… e si sale. Dall’alto si vedono alcune persone che sul prato giocano con gli aquiloni.

Marco racconta che ci sono turisti che vengono dall’estero per volare sul San Simeone. Che poi è un monte staccato dagli altri, un pilastro separato e questa fatto è probabilmente la ragione del nome, si perché San Simeone è il primo degli stiliti, santi che si sono raccolti in preghiera sul capitello di una colonna così da potersi isolare da tutto il resto. Stiliti.

[singlepic id=236 w=240 h=180 float=none] [singlepic id=237 w=240 h=180 float=center]

Si gira e dopo un po sembra naturale che gli scarponi rossi stacchino sopra al verde del bosco sulle colline sotto di noi.

[singlepic id=238 w=240 h=180 float=left] [singlepic id=239 w=240 h=180 float=left]

Non chiacchiero tanto. Mi sto godendo il vorticare. Non chiacchiero tanto, rispondo alle parole di Marco. Mi racconta che per lui è un momento di rilassamento, di ricarica dopo le fatiche sul lavoro, dopo i contrattempi nella vita coi piedi per terra.

Giriamo ancora un po’ ed è passata un’ora. Sono le cinque e ci dirigiamo verso il prato per l’atterraggio. Marco lascia i comandi e, prima di mettersi ad armeggiare per prendere la sua macchina fotografica, mi da due dritte e mi passa i comandi.

[singlepic id=240 w=240 h=180 float=center] [singlepic id=241 w=240 h=180 float=center]

Mentre fotografa provo ad eseguire due lente virate, ritorno verso la costa del San Simone, piego a destra e poi a sinistra e poi è davvero ora di rientrare.

Ci siamo, due passi di corsa per accompagnare l’atterraggio e la vela si appoggia sul campo falciato. Ripiegato il paracadute e raccolto nello zaino c’è il tempo per la foto di rito.

[singlepic id=242 w=320 h=240 float=none]

Mentre ritorniamo al parcheggio sgranocchiamo una mela colta ai bordi della strada di campo.

Il Gatto è partito un po’ dopo di noi, ma il suo paracadute è ancora là in alto, sopra alla manica a vento del San Simeone.