Contentezza da Pelikan

È una penna molto, molto particolare. È una stilografica con il pennino morbido, in oro. É una stilografica con il serbatoio per l’inchiostro. Il serbatoio si carica agendo su una vite che fa salire e scendere lo stantuffo. La bachelite nera, fa risaltare i dettagli dorati e, sul corpo della penna, si alterna a fasce trasparenti consentendo di poter controllare il livello dell’inchiostro. È una penna che avrà cinquant’anni.

Ma soprattutto, soprattutto è un ricordo. È il ricordo di un momento importante, del riconoscimento dell’impegno e dei risultati ottenuti nel corso di studio delle Scuole Commerciali.

La consegna del diploma, la stretta di mano e, agli allievi più meritori, la consegna del premio.

La Gabry ha ricevuto il premio.

Me l’ha lasciata usare da piccolo, e gli ho schincato il pennino. Dopo molti anni l’ho usata all’Università, nelle riunioni in giro per l’Italia: “Ci fermiamo qua? Bene, un pizzeria!”; scendi-entra-il tavolo-tolgo la giacca-la Pelikan va in terra-il cappuccio si tronca.

Ricerche. La commessa della Cartoleria Sacilotto propone “Provi a chiamare il Sig. Pasuto di Vigonza, forse lui può aiutarla.”. Spedita per posta, ritornata per posta. Il cappuccio nuovo, il pennino “tirato dritto” che non graffia più, la bachelite lucidata: ben tornata a casa Pelikan!

I cassetti nascondono; devono essere parenti dei Nani di Udine. Anche per molto tempo. Poi, quando non te l’aspetti più, quando dopo averla cercate enne-più-uno volte, con n grande a piacere, la riconsegnano con un: “È sempre stata qui…”. Ben tornata a casa Pelikan!

Forse le applico una catenella, come alle penne degli uffici postali, e me la lego al collo.

Ben tornata a casa Pelikan!

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